venerdì 27 febbraio 2015

Stadio - immagini del vostro amore


Lo so, è come sparare sulla croce rossa.
Lo so, se ascolto gli Stadio o Biagio Antonacci me la sto proprio cercando, non ci sono giustificazioni.
È che come si dice: ‘Bisogna toccare il fondo per poter risalire’.
Ok, adesso sono sul fondo da fin troppo. È ora di tornare a galla.
A parte gli scherzi: i miei sono giudizi di un adulto medio a cui le cose melense stanno strette come le mutande comprate nei negozi cinesi (che ti scrivono ‘M’ ma, quando li indossi, le tue palle chiedono pietà). Ciò non toglie che c’è chi gli piace (d’altronde c’è chi va matto per Twilight e Hunger Games… Ed è tutto dire).
Ma torniamo agli Stadio.
Analisi del disco…



Cazzo non ce la faccio, mi spiace. È contronatura ascoltare un album degli Stadio. Figuriamoci recensirlo!
Ok, dai, ci provo.
Album uscito nel 2013 che ho avuto l’onore (…) di ascoltarlo solo adesso perché ho preferito ascoltare prima musica di qualità non ho avuto tempo di farlo prima.
A parte i due inediti, questo album racchiude i migliori (minkia!) pezzi degli Stadio. E non stiamo parlando dei pezzi di ‘Generazione di fenomeni’, un album storico (colonna sonora anche de ‘I ragazzi del muretto’) ma le canzoni più ‘vietato l’ascolto ai ragazzi e alle maggiori di dodici anni’ del loro repertorio.
Basta leggere i titoli per capire a cosa si va incontro (glicemia a palla e istinti suicidi in aumento): tutto con te, immagini del nostro amore, la mia canzone per te, mi vuoi ancora, sorprendimi, le mie poesie per te.
Gli altri titoli possono ingannare… Ma no, parlano sempre e solo e continuamente (e che palle!) d’amore.
Le musiche sono accettabili… Per essere un gruppo italiano. Orecchiabili anche.
Ma sono i testi che fanno rotolare le palle giù da una rupe in caduta libera e senza paracadute d’emergenza.
Diciamo che sono quei testi banalotti e con delle rime che ti fanno desiderare di essere un extracomunitario che conosce solo la parola ‘ciao’ e ‘bunga bunga’.
A tutti noi italiani invece resta solo una cosa: bypassare l’album e tornare a rispolverare ‘generazione di fenomeni’, che ok è un cd vecchio e dal sound ancora ‘acerbo’, ma almeno i testi non sono un susseguirsi di pucci-pucci e di rime amore-cuore.

martedì 24 febbraio 2015

50 sfumature di (puttanate) grigio


Seriamente, alzi la mano chi ha il coraggio di andare a vedere questo ‘Due ore buttate nel cesso’? Chi ha il coraggio, l’ardire, l’incoscienza, di chiudersi in un cinema a guardare una sfigata figa di legno ragazza pura di cuore che fa sesso disinibito e selvaggio da un riccone?
Già a leggere la trama del libro mi viene voglia di prendere tutto e andare il più lontano possibile da qualsiasi società che ha commercializzato e venduto a iosa ‘sto imbarazzante insieme di fogli (che se penso che hanno disboscato parte dell’Amazzonia per stampare il romanzo, mi vengono istinti di distruzione di massa). Poi quando ho saputo che ne facevano un film, ho capito che il genere umano è arrivato ad un punto di non ritorno.
Anche perché, se poi parlo con le donne e faccio presente che ogni uomo vorrebbe legare la propria donna al letto o bendarla è tutto un ‘Ah ma io non farei mai una cosa del genere! Sono una ragazza seria io, sai?’. Poi però vanno a vedere sta cagata e: ‘Oh, ma che uomo rude, oh quanto mi piacerebbe avere un fidanzato così. Lui sì che mi farebbe sentire una vera donna’.
‘Ma scusate: io sono un porco e lui è un vero uomo? Cosa cambia?’.
‘Lui è milionario e ha un aereo privato’.
Ah, alla faccia del ‘I soldi non sono importanti quando c’è il vero ammmmmore’.
In conclusione, tutto questo per dire cosa? Che non lo andrò a vedere ma manco lo scaricherò da internet (non vale neppure la microscopica spesa di corrente per tenere il computer acceso). Lascio l’onore alle disperate housewife, a tutte colore che ‘vorrei ma oddio che paura’, ai morosi che le accompagnano sperando che l’eccitazione post film ravvivi almeno per una notte il (defunto) rapporto amoroso con la propria dolce metà e a chi cerca un ultimo, decisivo, motivo per annientare l’umanità.
Che poi, a ben guardare, noi uomini ci esaltiamo ad andare a vedere Spiderman, gli Avenger e Rambo. Quindi noi siamo derisibili tanto quanto (se non di più) loro, le quali ci vedranno come degli eterni bambini, dei nerd incalliti. E quindi in tutta onestà posso dire che ok le prendo in giro per ‘sta fissa su ‘50 sfumature di diarrea’, ma in fondo ognuno ha i suoi punti deboli e è giusto che loro abbiano il loro quanto noi il nostro.
Diciamo solo che capisco perché una donna va a vedere questo film ma trovo un oltraggio al macho che è in noi sapere che un uomo c’è andato e gli è pure piaciuto!

martedì 17 febbraio 2015

Jupiter - il destino dell'universo


Che dire di questo film?
Pareri discordanti su internet mi hanno portato ad andare a vederlo con qualche riserva e zero aspettative (anche se l’aspettativa di vedere un film decente non può essere eliminata. Si lascia un sempre uno spiraglio aperto. Mica stiamo andando a vedere un cinepanettone dove: ‘lasciate ogni speranza o voi che entrate’).
Il trailer non era male, ammettiamolo. Almeno gli effetti speciali spaccavano. E c’era sempre quell’ottimismo da ‘non sarà Matrix ma che cavolo è scritto comunque dai fratelli Wachowski!!’.
Però c’era anche la paura-puttanata, dato che in questo periodo si segue la moda delle ragazze babbe di minkia innamorate del bello e dannato (vedi ‘Twilight’ fino a ‘50 sfumature di grigio’).
E quindi? Quindi, aimè, c’ho azzeccato in pieno.
L’originalità è inesistenze. Che diciamocelo, non è che sia fondamentale SE tutto il resto è fatto ad hoc.
Ma di hoc non c’è un granché.
Gli effetti speciali sono… Speciali, nel senso che effetti(vamente) spaccano: specialmente le panoramiche sono uno spettacolo per gli occhi (con quel tripudio di colori vivaci e brillanti) e i combattimenti in stile fantascienza pura. Peccato che quest’ultimi siano a volte talmente veloci che ci si perde, si fa fatica a seguire l’azione (un po’ come in transformers). Qualche effetto ‘alla Matrix’ ci sarebbe stato bene, secondo me.
Ma ciò che stende è la trama e i dialoghi.
La trama lascia perplessi per alcune falle logiche e qualche ‘ma qual è la sua funzionalità nella storia’ (sto parlando in special modo della sorella aliena e delle api).
In più, la protagonista fa la spavalda; peccato che poi puntualmente si fa salvare dal suo cavaliere licantropo, facendo la figura della babba.
Ma soprattutto, perché quel continuo mettere lui a petto nudo, spesso e volentieri? Forse è solo un pretesto per lanciare la linea di cerette per l’uomo che non deve chiedere (ne gridare) mai?
Che poi, a ben guardare, di uomini/ragazzi a petto nudo li si vede in abbondanza nei film. Ma non so, in questo film mi è sembrato sono un pretesto per ingrifare le ragazze presenti in sala (infatti dietro di noi c’erano un paio di ‘estimatrici della salsiccia’ con i loro ridolini da chihuahua in calore). Senza dimenticare l’amica riccona della protagonista, che in una delle scene iniziali era in reggiseno e mutandine (che, ammettiamolo, era una gran bella faiga, ma perché dovevano proprio (s)vestirla così???).
Chiusa parentesi amplificatore di ormoni impazziti.
Arriviamo al piatto forte dell’indecenza: i dialoghi.
Quel continuo corteggiarsi tra i protagonisti in chiave teenager innamorati faceva venire il latte alle ginocchia. Non so come spiegarvi: c’è un modo di costruire dialoghi maturi e un altro atto a ricercare l’approvazione degli adolescenziali. Si sente proprio l’atmosfera da soap opera strappalacrime. E questo penalizza il film.
Perché, dei del cielo, se fai un film di fantascienza pieno di effetti speciali non puoi fare dei dialoghi da terza media. È come fare un horror con Jerry Calà che grida ‘Libidine doppia libidine’ e Boldi con ‘bestia che male’. Dai, che horror è? Non puoi aspettarti che venga fuori un horror vecchio stampo se lo rovini con comicità da osteria: non si fa! Soprattutto se lo fai passare per un horror da cardiopalma.
Ma quindi non mi è piaciuto? Bocciato a pieni voti?
Ni.
Se escludiamo i dialoghi e la trama e ci soffermiamo solo su effetti speciali e combattimenti, è un film che merita una visione.
Se ci fissiamo sui dialoghi e le lacune logiche allora viene scartato senza possibilità di rivalsa.
Un film che tutto sommato merita di essere visto al cinema (perché gli effetti speciali sono comunque uno spettacolo) ma non in 3d e tantomeno non spendendo più di 6 euro. Anche solo spenderne 8 è un furto, un’offesa alla decenza, una supposta formato XXXXXL spinta a forza nel proprio deretano.

venerdì 13 febbraio 2015

festival di Sanremo



… Che poi a me non dispiace neppure Sanremo… La città.
Il festival non l’ho mai visto dal primo giorno all’ultimo. Mia mamma mi diceva: ‘Scegli, o Sanremo o salti la cena… E pure il pranzo’… Beh, vi basti sapere che ogni anno a febbraio per me c’era la settimana del digiuno. Se il festival fosse durato un mese sarei diventato un asceta, un illuminato, un buddha formato teenager.
Ascoltavo in compenso le cassette/cd. E devo ammettere che, tra tante (troppe) canzoni melense che mi facevano precipitare le palle fin nel centro della terra, qualche canzone si salvava ed era addirittura orecchiabile. E qualcuna addirittura bella (la classica mosca bianca). Per il resto, era un’accozzaglia di canzoncine patetiche zero-originali con tema l’ammmmore che piace tanto alle casalinghe frustrate e alle ragazzine alla loro prima cotta.
Senza contare che in questi anni la gara è più tra i post-Amici e i post-Xfactor che non tra cantanti professionisti e di comprovata esperienza. E quei pochi cantanti affermati che vi partecipano, i più sono scarti, stelle ormai sul viale del tramonto. Diciamo che Sanremo è ‘l’isola dei famosi’ della canzone.
Anche perché, parliamone, ce lo vedreste un Ligabue a Sanremo? Cosa ci va a fare? Giusto ad insegnare a Scanu e a Mengoni cosa vuol dire fare successo senza bisogno di comporre canzoni banali sull’amore per accaparrarsi qualche fan adolescente in più.
E un J-Ax a Sanremo? Ci andrebbe solo per pisciare su qualche fiore e ad insegnare qualche rima originale e ad effetto ai Modà.
Eppure c’è chi ancora lo segue. E non stiamo parlando di pensionate e casalinghe disperate ma di ragazze e donne ancora nel fior fiore della vita. E poi ci domandiamo perché l’Italia sta andando allo sfacelo…

mercoledì 11 febbraio 2015

Francesco Renga - tempo reale

Ci sono cantanti che seguo, trascinato dall’entusiasmo di certe loro canzoni passate e dalla speranza che l’autore possa realizzarne altre che diano lo stesso trasporto emotivo.
Per capirci, di Renga mi erano piaciute ‘dove il mondo non c’è più’, ‘sto già bene’ e ‘stavo seduto…’ (tutte tratte dall’album ‘Tracce’).
Confido sempre di trovare canzoni di pari (o superiore) livello ogni volta che ascolto un album nuovo.
So già che mi aspetteranno canzoni pucci-pucci amore-amore. Lo metto in conto. Ma spero sempre che ci sia qualche canzone che va fuori dalla carreggiata di musica per dodicenni alla prima cotta adolescenziale che cantano canzoncine d’ammmmore mentre disegnano cuori enormi sul quaderno.
Ma ultimamente resto deluso. Le canzoni che vanno al di là del pucci-pucci style si contano col contagocce (e se ci sono, non meritano un secondo ascolto).
Nell’ultimo album di Renga non c’è manco traccia di quel qualcosa in più che si distingue dalla massa.
Ora, posso capire una Giorgia, una Emma o un Antonacci che già li ascolti sapendo che poi dovrai correre in bagno a vomitare (chiariamo, nulla da dire sulle loro canzoni… Se fossi una dodicenne che sogna il principe azzurro che veste Armani e fa il tronista ad Uomini e Donne… Ma, da uomo allergico alle smancerie e al ‘Evviva l’amore’, cantanti del genere sono come l’insetticida per le zanzare).
Quindi, caro il mio Renga, continua a fare le tue canzoni piene di ‘Mi manchi tanto, sei lontano, mi spezza il cuore, torna presto, adesso però devo fare una rima cuore-amore’, però in mezzo mettici anche qualche canzone per noi maschietti. Che va bene che ai concerti fa un certo effetto vedere ragazze lanciarti reggiseni push-up e mutandine di pizzo (mai usate, perché l’igiene prima di tutto), ma sarebbe anche carino avere un po’ di pubblico maschile (che non ti lancerà certo completini intimi ma magari ti lancia una canna, un ingresso gratuito ad uno strip-club o il numero di telefono della propria sorella Miss Porcellina Lombarda 2015).

domenica 8 febbraio 2015

hunger games 3



Terzo film diviso in due atti. Il secondo, se avrò il coraggio di vederlo (ma mi sa che piuttosto mi farò rinchiudere in una gabbia di leoni affamati), probabilmente verrà trasmesso il prossimo anno.
Che dire di questo terzo film? Me lo sono visto nell’unico modo in cui un uomo con un minimo di buon senso potrebbe farlo: in televisione mentre cazzeggiavo allegramente su internet (tradotto: facevo le mie cose e in sottofondo sentivo/vedevo il film).
Ora, prima di fare la recensione su questo film bisogna farne una breve sugli altri due.
Del primo per quanto la storia fosse carina era troppo un copia/incolla americanizzato di ‘Battle Royal’ (manga giapponese dove un gruppo di studenti vengono gettati in un’isola e costretti a combattere tra di loro finché non ne resterà uno solo… Vi ricorda la trama di un film americano?).
Il secondo invece era un copia/incolla del primo (ironico, vero?): soliti scontri tra ragazzi dove la lagnosa protagonista tra un pucci pucci e un amore amore si faceva strada tra gli assassini. Alcune scene erano carine ma la qualità globale del film era scadente prossimo al disgusto. Si salvava giusto il finale inaspettato (per chi non aveva letto il film) che faceva sperare in un terzo film più impegnato e adulto, ovvero un po’ meno ‘a misura di ragazzina al primo amore adolescenziale’.
Speranze vane.

Per quanto la trama de terzo risulti più complessa e adulta (in certi momenti) c’è sempre ‘sta mezzasega di protagonista (Katniss) che si lagna per il suo amore perduto (Peeta, un cugino alla lontana del formaggio greco…) e poi ritrovato e poi ‘poverino sta male’ e ‘stellina quanto l’avranno torturato’ e ‘bisogna salvarlo dai brutti cattivi altrimenti gli faranno altra bua’ e … HAI ROTTO IL CAZZO!!!!!
A parte una scena in cui fa la cazzuta, l’eroina, la ragazza con le palle, per il resto è solo un lagnarsi e un disperarsi. Il simbolo della ribellione è una versione con le tette della piccola fiammiferaia (ma almeno quest’ultima un motivo valido per lamentarsi ce l’aveva).
Cosa c’è di bello in questo film? Se togliamo tutte le scene-sviolinate-mielose (ammettiamolo: il film è cucito apposta per le ragazzine piagnulocone in fase pre-mestruo. Se avessero voluto farlo per un pubblico maschile, Katniss avrebbe mostrato ogni due minuti le tette e avrebbe fatto sesso con mezzo distretto 13) resta un film-accusa verso i mezzi di comunicazione globali che mostrano solo ciò che vogliono e non la pura realtà, abbindolando la massa con pubblicità di propaganda e dichiarazioni studiate a tavolino.
Certo, questo non lo salva da essere un film ‘vietato la visione ad un pubblico maschile’ ma almeno tra un pucci pucci e un amore amore c’è un minimo, un infinitesimale, di sostanza.

venerdì 6 febbraio 2015

Asterix e il regno degli Dei

Sono cresciuto a pane ed Asterix, quindi potete immaginare quanto sia il mio affetto per questo fumetto/cartone.
Pur essendo passati decenni dalla mia infanzia, non posso dimenticare quei momenti che passavo davanti alla tv, concentrato com’ero non a rincorrere ragazze che mi duepiccavano ma a seguire tutti i cartoni in palinsesto (che, almeno loro, non mi facevano gli occhi dolci solo per usarmi come tramite per presentare loro il mio amico belloccio).
Asterix era un cartone leggero, simpatico, con quel mix di personaggi buffi che facevano sorridere. Trame lineari, certo, ma che per un bambino di dieci anni erano il minimo sindacabile per essere apprezzati.
Passano gli anni e approdiamo a questo film.
Interessante l’approccio narrativo: cosa accadrebbe se invece di fare la guerra ai galli si facesse all’ammmmore?... Amore per il commercio, of course. Ed ecco che i galli si fanno conquistare dal libero mercato e dal facile guadagno, cedendo alle richieste di gentil donzelle romane che chiedono oggetti fallic… emh gallici in cambio di favori sessuali monete.
Gli unici che non si fanno abbindolare sono Asterix e Obelix che fanno di tutto per fermare questa corruzione consumistica. Ma è tutto inutile: i galli vanno addirittura a vivere in una città costruita proprio accanto al loro villaggio. Fino a che…
La storia in sé è simpatica e scorre liscia come l’olio.
Certo, se vi aspettate botte da orbe come nei precedenti cartoni resterete delusi (anche se una scazzottata ogni tanto la si vede, che ‘tira più una scazzottata che un carro di buoi’ come disse Bud Spencer a Rocco Siffredi), ma il film scorre che è un piacere.
Ci sono anche delle sotto trame con tanto di riflessione al seguito sul rapporto con gli stranieri/invasori, sull’amicizia e sul restare fedeli ai propri principi ed ideali.
Un film che si lascia guardare, insomma.
Certo, non da spenderci otto euro al cinema ma per una serata in poltrona con morosina a seguito si può anche fare. Specialmente se poi si gioca a ‘Gallo che conquista il ‘territorio’ della romana’.
L’unica cosa che fa cadere le palle in un precipizio è quando c’è la canzone dei ‘ricchi e poveri’. Veramente, datemi una lupara e sparatemi. Anzi, datemela che la uso contro chi ha deciso per questa colonna sonora.
Ora, io non so quale fosse quella originale del film, ma mettere ‘sarà perché ti amo’ è stato proprio di cattivo gusto, è stata una pugnalata al cuore, è fare tabula rasa di tutti i punti che il film aveva guadagnato fino ad allora.
Io farei una legge a riguardo in parlamento: che certe canzoni venissero usate solo in film nostrani (che tanto fanno già cagare di loro, quindi canzone più canzone meno non cambierebbe il giudizio sul film).

lunedì 2 febbraio 2015

Dylan Dog 341 – al servizio del caos


Vi ho detto che sono un fan di Recchioni? Beh, ve lo dico adesso.
Non di quelli sfegatati che danno per partito che un albo solo perché è scritto da lui dev’essere per forza bello. Però diciamo che mi piace il suo modo di sceneggiare, quindi lo seguo. Poi, ci sono gli albi che apprezzo e quelli che boccio, ma è l’unico autore di D.D. (insieme alla Barbato) che seguo.
Ma veniamo all’albo in questione.
La storia all’interno è solo un pretesto per presentare la nemesi di Dylan, il nuovo cattivone che darà del filo da torcere all’indagatore dell’incubo.
John Ghost ricorda il John Doe creato da Recchioni e Bartoli. E infatti lo adoro! È un personaggio talmente stronzo e cazzuto che ti fa dire:’Dylan, sei proprio uno sfigato! Fatti meno seghe mentali da innamorato adolescenziale ed impara di più da John’.
Già dalle prime pagine si delinea la sua personalità da gran figlio di buona donna. Parte col botto, insomma.
Si tira in ballo anche un cellulare ‘attira omicidi’ che fa da collante a tutta la storia e che viene sfruttato anche per introdurre temi delicati.
Ci sono delle vignette a pagina intera che spaccano, i disegni sono ottimi, la trama si dipana in scioltezza (Recchioni in questo è ineccepibile), c’è del sano splatter (che tanto mancava in DD) e dell’azione sopra le righe (che a qualcuno fa storcere il naso ma… Che cavolo, è un fumetto! Chi se ne frega se certe cose sembrano eccessive: sicuramente sono più accettabili di uccidere un mostro con un peto o eliminare un vampiro chiudendolo in una doccia solare! Quindi godetevi delle pure e sane americanate e non scassate!).
L’unica cosa che manca è un bel nudo integrale femminile. Però ce n’è uno maschile… (Recchioni, su questa cosa ci dobbiamo lavorare ancora un po’ su, ok? Va bene che vuoi accaparrarti anche il pubblico femminile… Ma hai proprio sbagliato soggetto: invece di un fisico alla Raul Bova hai messo uno alla Paolo Villaggio… Scelta bocciata da tutto l’universo femminile, umano e non).
Un fumetto che, a detta mia e di chi l’ha letto, merita di essere acquistato e divorato (con gli occhi, che va bene essere vegetariani ma mangiare carta e inchiostro a cena non è il massimo).
Non so che futuro potrà avere la testata di DD, ma se tutte le storie manterranno questa qualità, apriti cielo!, riprenderò a seguire mensilmente Dylan. Sono però se tutti gli albi saranno sceneggiati da Recchioni (e gli speciali dalla Barbato).